PREFAZIONE
We were born to follow… e noi l’abbiamo fatto… abbiamo inseguito un sogno, un sogno chiamato BON JOVI, ma non da soli, no, ma con ben 40.000 mila fratelli e sorelle. Il 17 luglio ci siamo sentiti più forti e più consapevoli: ANCHE I SOGNI SI REALIZZANO, possedere un ricordo così bello ci rende ancora più ricchi e consci di essere entrati a far parte di un unica immensa famiglia unita da una grande passione: LA MUSICA. Consapevoli del fatto che l’unione fa effettivamente la forza e che non c’è nulla che non si possa costruire con IL POTERE DEI TUTTI (come dice Max :-D).
Già a novembre quando tutti avevamo il nostro bigliettino in mano si è cominciato a parlare di come farci ricordare , come dare un degno benvenuto ai Bonjovi dopo tanti anni di assenza dal nostro bel paese..Ci sono state tante proposte alcune fattibili altre meno, ma comunque sempre con un unico denominatore DOVEVAMO STUPIRE!!! Fin da subito tanti problemi, partendo dalle autorizzazioni con le varie forze dell’ordine, dal come far entrare prima un gruppo di persone per realizzare la coreografia , agli sponsor che non si trovavano, alla ricerca del materiale per realizzare il tutto, ma noi andavamo avanti “Chi se ne frega se possiamo o non possiamo i Bon Jovi li accogliamo come cacchio ci pare”.
Ora, mai e poi mai, avremmo immaginato che quello che avevamo intrapreso ci avrebbe portato negli annali della storia bonjoviana , e come soldati al fronte, ci siamo battuti fino in fondo. In tutti i mesi precedenti al concerto non ci siamo mai fatti prendere dallo sconforto, i no per noi significavano “ANDIAMO AVANTI”…..e avanti andammo. Finalmente Verso Aprile, il progetto si stava concretizzando ORA SAPEVAMO COSA FARE.
(dal BONJOVICLUBITALIA)
LE PRIME IDEE E I PRIMI “RUDIMENTALI” PROGETTI
GRADINATA
E’ la parte più impegnativa. Per questo progetto siamo già in possesso della griglia dettagliata in excel di questo settore.
Per il buon impatto visivo si poteva comporre solo una grande scritta che non avesse più di 4 lettere.
E’ stato deciso di comporre l’imponente scritta “JOVI” in rosso su sfondo bianco. Sullo sfondo bianco ci saranno sparse delle grandi stelle BLU. Questi colori richiamano i colori della bandiera USA.
Perché la scritta JOVI? Semplicemente perché JOVI è il diminutivo che simboleggia un intero mondo Bon Jovi.
TRIBUNA
E’ di più facile composizione ma di uguale grande impatto: la bandiera americana!
Perché è di più facile composizione? Perché sono semplicissime linee orizzontali bianche e rosse (ogni linea sarà di 5 file di seggiolini) e una parte ben delimitata della tribuna in cui ci saranno fogli BLU, all’interno di questa area ci saranno sparse grandi stelle come nella gradinata. In questo caso però saranno gialle.
Per le due coreografie ci servivano circa 10.000 fogli bianchi , circa 5.000 fogli rossi e 2.500 blu
DIAMOND + GOLDEN + PRATO:
Qui è tutto più semplice perché siamo tutti lì..e soprattutto e tutto GRATIS!!
Abbiamo già a disposizione circa 10.000 bandierine italiane che copriranno abbondantemente tutte tre le aree, dovremo solo distribuirle e organizzarci per coreografarle ed ottenere l’effetto sorpresa ed impatto.
E stiamo realizzando una grande scritta in cartone che verrà distribuita lungo tutta la transenna che divide l’area Diamond e l’area Gold. Ogni cartone avrà le misure di circa m2x2, ogni cartone una lettera, la scritta a cui abbiamo pensato è: THIS IS ITALY ! WELCOME BACK
Bene, la coreografia nel prato era garantita…ora dovevamo affrontare lo scoglio economico….gli sponsor naturalmente non venivano fuori… l’unica soluzione , se davvero volevamo realizzare la cosa , era l’autofinanziamento.
(Dal bonjoviclubitalia)
“La prevista difficoltà’ nel trovare uno “sponsor” disposto a darci una mano e collaborare al progetto per la coreografia sulla GRADINATA e TRIBUNA, iniziamo qui una lista con i nomi che vorrebbero partecipare all’autofinanziamento.
Qui un ringraziamento a tutti quelli che (magari anche rinunciando alla pizza o al cinema) hanno contribuito all’acquisto del materiale GRAZIE DAL PROFONDO DEI NOSTRI CUORI!!!
QUANDO E COME REALIZZARE LA COREOGRAFIA
Ora era solo una questione di tempo …per forza di cose dovevamo aspettare il 17 luglio…..
LA REALIZZAZIONE
LA SCRITTA “JOVI”! EMOZIONI di Elisabetta P.
Sabato mattina…alle 7:00 sono già in cucina a farmi i paninazzi , ho dormito poco….l’emozione e l’ansia per la coreografia mi hanno tenuta sveglia buona parte della nottata. Ore 11:00 finalmente sono a udine…….oddio ……. conosco per la prima volta le persone con le quali ho conversato e chattato per quasi un anno, Monica, mio braccio destro sulle gradinate, la prima che incontro ed è subito “amore”, poi l’inconfondibile Max, un abbraccio ed è subito intesa, Emilia, Antonio, Giorgia, Laura, Roberto……..Sotto il sole di Udain cominciamo a capire la mole di lavoro che ci attende. Le difficoltà cominciano a farsi sentire:”Non ci è permesso entrare prima”……Max corre avanti e indietro per riuscire almeno ad ottenere il permesso di entrare fra i primi e, a rischio linciaggio da parte delle persone in fila dalla mattina e forse anche dalla notte, armate dei nostri scatoloni del peso complessivo di un paio di quintali :-),entriamo.
Ore 16:00 siamo dentro ci guardiamo attorno….effettivamente sul nostro foglio di excel la cosa sembra più semplice , foglio che misurava quasi 2 metri per 40 cm, uauhahuahuahau ,un malloppone (caduto poi sotto la pioggia di Udine), ma Max aveva pensato anche a questo e ci porge i suoi schemi in fogli A4 ben più maneggevoli,…ma non ci scoraggiamo…..prendiamo posto sistemiamo gli scatoloni e cominciamo…..
Partiamo Io , Monica, Roberto ,Teresa, Roberta e Graziano cominciamo dalla I, Monica comincia con la V, qui ,e lasciatemelo dire, dovevamo essere in 5 per lettera, più o meno una ventina…ci siamo ritrovati in 6!! Intanto la gente comincia ad occupare i seggiolini, il sole batte alto nel cielo, la sete e la stanchezza si cominciano a far sentire……
Alle 18:30 siamo in alto mare siamo in 6 e manca ancora la O e la J….ok calma e sangue freddo non possiamo mollare, chiamo Max, HOUSTON ABBIAMO UN PROBLEMA……….
Max arriva, e si sa Max smuove le masse, lancia 2 urli fra la folla :” Da qui a qui bianco, da qui a qui rosso” bene, in un attimo, grazie al nostro salvatore la preparazione va avanti……..”FACCIAMO UNA PROVA, SU TUTTO” urla e dal prato esplode un boato…..dentro di me penso (forse forse non abbiamo fatto un casino).
Continuiamo……..avanti e indietro su e giù per la gradinata a recuperare fogli, e intanto il tempo scorre …….all’improvviso sentiamo suonare “ Oh cacchio, I Bon Jovi, e non abbiamo ancora finito NO NO NO non può essere”……calma sono i FLEMT”..tiriamo un sospiro di sollievo….dobbiamo finire!!!!!!!!!!!!
ORE 20:45 ci sediamo…sfinite, con un abbronzatura da fare invidia agli operai dell’ANAS, con una fame che a momenti ci mangiamo i seggiolini e con una sola domanda che ci frulla in testa “ODDIO MA CI SIAMO RIUSCIUTE OPPURE NO????” e la paura ci assale…..
17 LUGLIO 2011 BON JOVI STADIO FRIULI OPEN AIR
Raise your hand……………,la stanchezza è solo un ricordo, 40000 braccia al cielo, You give love a bad name, Blood on bloodm aspettiamo solo lei………WE WEREN’T BORN TO FOLLOW…… ci guardiamo è arrivato il momento….dalla tribuna si alza una magnifica bandiera americana e dalla gradinata????? CI SIAMO RIUSCITE OPPURE NO???Jon smette di cantare, dal maxi schermo appare la scritta JOVI , io e Monica incrociamo lo sguardo e cominciamo a piangere, lacrime di gioia, SI CI SIAMO RIUSCITI!! …..UNBELIEVABLE…..parola uscita dalla nostra boccca nello stesso istante di Jon. Da questo momento in poi tra noi e la band è solo intesa, IT’S MY LIFE e qui lo stadio friuli esplode, a momenti ci pensiamo noi 40.000 a ristrutturarlo ma è con WANTED DEAD OR ALIVE che ci eleviamo nell’olimpo della musica…..
RAGAZZI IL RESTO E’ STORIA: e quasi 3 ore di musica ne sono la prova.
EBBENE SI CI SIAMO RIUSCITI ,ABBIAMO DATO IL BENVENUTO AI BON JOVI COME NESSUN ALTRO AVEVA FATTO, GIORNALI, TV , INTERNET, TUTTI PARLAVANO DI NOI, CAZZO IL 21 LUGLIO 1969 SARANNO ANCHE ANDATI SULLA LUNA (forse) MA NOI IL 17 LUGLIO 2011 , IN UNA NOTTE SOLA , ABBIAMO CONQUISTATO LA PIU’ GRANDE ROCK N’ROLL BAND DEL MONDO!!!!!!!!!!!!!!!
PS: Che dire…è stata un avventura unica che porterò sempre nel mio cuore, e già perchè qui si parla di avventura all’Indian Jones ragazzi un avventura durata mesi , dove si sono intrecciate paure, emozioni, amicizie; paura di non riuscire a realizzare il tutto, l’emozione nel vedere avvicinarsi sempre di più la fatidica data, le fantastiche amicizie che si sono create <3 e in tutta onestà LO RIFAREI ADESSO!!!!
ELISABETTA
LA FOTO PANORAMICA
David Begman, il fotografo ufficiale dei Bon Jovi, ha realizzato la storica panoramica della coreografia. La panoramica è stata in vendita per due anni sul sito ufficiale del fotografo, ora non è più disponibile per l’acquisto.
ORDINA LA FOTO: Il BJCI ha a disposizione ancora poche copie della panoramica, formato 90×30. Potete richiedercela inviando una mail a info@bonjoviclubitalia.com
I VIDEO
I RINGRAZIAMENTI SUL SITO E SULLE PAGINE UFFICIALI DEI BON JOVI
LE RECENSIONI
Da Outune.net
Ci sono i concerti belli, brutti, epici, emozionanti, pessimi, colossali, disastrosi e quant’altro. Poi ci sono gli eventi storici, che trascendono qualsiasi definizione e che restano per sempre nell’immaginario collettivo come una raccolta di sensazioni, situazioni e momenti assolutamente irripetibili e unici nel loro essere talmente speciali da risultare quasi ultra terreni.
Questo è in sintesi il concerto di Udine dei Bon Jovi, una serata in cui il rapporto pubblico-band e band-pubblico ha toccato vette francamente impronosticabili per qualsiasi show che gira per il globo. Vedere Jon Bon Jovi, il leader, il cantante, uno dei frontman migliori di sempre, ma anche il multimiliardario cinico manager di una multinazionale musicale, commuoversi e piangere pubblicamente in due occasioni, sconvolto dalla partecipazione dei fans e dalle coreografie preparate per mesi dal BonJoviClubItalia, fa pensare che alla fine potresti anche smetterla di fare il giornalista perchè hai veramente visto (e vissuto) qualcosa che non sarà mai superato. I toni trionfalistici non sono fuori luogo, gli oltre 40mila spettatori dello Stadio Friuli sanno di aver assistito ieri sera a uno spettacolo impossibile da replicare. Si potranno fare altre sorprese alla band, i BJ potranno suonare altre canzoni, potranno esibirsi di fronte a platee più vaste, ma nulla supererà quanto successo ieri. Una setlist inizialmente settata per durare poco più di un paio d’ore, si è trasformata in una festa di quasi 180 minuti, con encore continui e “I Love This Town“, suonata dopo “Always” come bis speciale riservato abitualmente a pochissime città elette (Londra per dirne una) nel mondo. Un successo senza precedenti per i Bon Jovi in Italia e un pubblico che è riuscito nell’incredibile impresa di essere molto più che all’altezza della situazione, con una partecipazione favolosa che ha coinvolto tutti, fino all’ultimo spettatore piazzato nella curva opposta al palco. Un motivo d’orgoglio per i fans italiani che hanno definitivamente segnato i propri beniamini. Lo stesso Jon ha più volte ripetuto che questa è stata “A night to remember”, scandendo con frequentissimi “Unbelievable” quanto vedeva davanti a sè. Dal canto nostro abbiamo sudato e corso come dei pazzi ma la fantastica collaborazione di promoter, label e BJ Management ha agevolato il tutto. Online prossimamente foto e video, non solo dallo show ma anche a porte chiuse e durante il backstage tour. Non ho volutamente detto nulla sul lato musicale perchè è passato in secondo piano rispetto a quanto esposto sopra. I Bon Jovi hanno suonato benissimo, sound ottimo sia nel diamond ring che sugli spalti, Jon ha regalato una prestazione vocale strepitosa e Richie, Brian e Tico si sono confermati musicisti superiori. Pecche? Nulla dai primi due (bellissimi) dischi, ma a questo oramai c’abbiamo fatto l’abitudine. More to follow… Jacopo Casati.
Per una volta, i proclami stile stampa inglese fatti in sede di promozione non sono stati fuori luogo: quello di Bon Jovi, salvo miracoli dell’ultimo minuto (che potrebbero arrivare solamente dagli Arctic Monkeys, la vediamo dura..) è effettivamente il concerto dell’anno. Uno show limitato negli spazi, con la band costretta dalla pioggia ad usare una relativamente piccola area del palco, ma enorme dal punto di vista delle emozioni. La news più importante è che JBJ con la voce c’era: il buon Jon fa dimenticare alcune performance imbarazzanti (MTV EMA 2010 tra le più recenti) con un concerto maiuscolo. Grazie a ciò, canzoni come “Bed Of Roses“, “Dry County” (la prima vera chicca della serata) e “Always” fanno cadere lacrime tra il pubblico. Band che comunque non sbaglia un colpo, con un Sambora che sembra aver dimenticato il rehab che rischiò di annullare la sua presenza per tutto il tour europeo. La scaletta è stata enorme e, grazie all’allungamento esasperato di alcuni pezzi (“Bad Medicine/Pretty Woman/Shout” è durata 10 minuti buoni) e un lunghissimo encore nel quale si respirava l’aria dei live di Bruce Springsteen, ha portato la durata dello show a quasi tre ore. Il valore aggiunto del concerto di Udine resta comunque il pubblico, grazie ad una coreografia clamorosa curata e autofinanziata dal fan club italiano. A dimostrazione che otto anni di attesa per un concerto di Jon Bon Jovi sono effettivamente troppi.
Nicola Lucchetta
Da Melodicrock.it
Lo Stadio Fiuli è un anello del purgatorio dantesco. 40mila anime gremite e serrate per espiare i loro peccati musicali in una sola notte. Per l’occasione nessuno o quasi sfoggia magliette di band e molto del pubblico è vestito come se si fosse a un concerto di Vasco Rossi. Questi sono i condannati del purgatorio ovvero coloro che, a fine serata, espieranno del tutto e definitivamente le loro colpe con l’obbligo di comprare la maglietta del concerto anche se costa minimo 30 euro. Ma a quel punto la redenzione è fatta. E poi ci siamo noi, pochi eletti, scesi dal paradiso per far visita all’angelo del New Jersey e alla sua band, forte del ritorno di ‘Vitamina S’ Sambora che, lo vedremo poi, si eleverà a idolo della serata. Noi che sfoggiamo le magliette a tema, chi dei Thin Lizzy, chi dei Lizzy Borden, chi degli Accept o dei Judas Priest. E poi ho visto anche Beatrice, indossava una t shirt nera dello Sweden Rock 2010. Dannati all’interno del Friuli, non pervenuti. Capiremo poi a fine serata che il numero di infernali è esattamente 6.890.960.000, ovvero tutti coloro che al mondo hanno saltato il concerto in quel di Udine. Nessuna scusa per loro, condanna eterna nello spirito. Povere anime.
Con il cielo nuvoloso e lo stadio gremito ancora a metà, alle 8 (dopo un apertura cancelli alle ore 4 e 30) salgono sul palco i Flemt, gruppo d’apertura. Mah, personalmente mi han convinto davvero molto poco e credo che non mi soffermerò a parlarne. A mio avviso si poteva chiamare un gruppo degno di nota o piuttosto una band locale. Comunque il pubblico ha reagito bene alla loro esibizione e sarebbero stati invitati dagli addetti a proseguire oltre limite la loro esibizione ma, impreparati da questa richiesta, hanno dovuto, a loro primo dispiacere, declinare.
Intanto, dietro le quinte, Bon Jovi in persona chiede di iniziare il concerto alle 9 invece che alle 9 e 15 come da programma. E così, ore 9 spaccate, i Bon Jovi salgono sul palco di Udine. Ciò provoca un terremoto (leggete i giornali se non ci credete) in tutto il Friuli. Robe da pazzi. Comunque noi non lo avvertiamo e lo leggeremo solo l’indomani sui giornali, segno/prova di come ne fossimo l’epicentro.
La certezza che la serata sarà da annali la da fin da subito l’esordio della band, Raise Your Hands, con la band che si presenta in perfetta forma salvo il Jon Bon Jovi stesso, che ci metterà 4 canzoni per carburare a pieno la voce e iniziare a volare. Il motivo? Lo apprendo anche questo l’indomani sul giornale. Il buon Bon, poco prima dell’inizio del concerto, ha cenato a base di prodotti tipici friulani. Da americano, non avrà mangiato mai roba così buona in tutta la sua vita, s’è ingozzato come un porco, e finchè non ha digerito il malloppo col cazzo che riusciva a salire di nota. Idolo anche per questo. Comunque, a Raise Your Hands seguiranno in rapida progressione You Give Love a Bad Name, Blood on Blood e We Weren’t Born to Follow, sulla quale lo stadio esplode in una magnifica coreografia che scrive sulla gradinata un’immensa scritta Jovi e sulla tribuna una gigantesca bandiera americana. Ed è in questo preciso istante che Jon Bon Jovi digerisce il boccone di troppo in un unico sussulto di adrenalina, capisce che è la serata adatta per fare leggenda, si tira su le maniche e inizia a scrivere la storia.
The Radio Saved My Life Tonight e poi subito dopo It’s My Life, urlata in un unico coro che sovrastava gli amplificatori. Poi Captain Crash & the Beauty Queen From Mars e We Got It Goin’ On. Ancora il medley Bad Medicine / Pretty Woman / Shout, superlativo per intensità e qualità. E Spanish Harlem. Per poi piombare nelle lacrime di emozioni con Bed of Roses e I’ll Be There For You, eseguite al centro del ”Circle”, ovvero una passerella che portava la band fino a quasi la metà campo dello stadio, per un immersione nella folla totale. E le fans piangono tutte e si bagnano, ma non della pioggia che ormai cade da ore ma del loro stesso liquido, eccitate a mille dalla carica sensuale dell’ex ragazzotto statunitense. Ancora si va avanti con Who Says You Can’t Go Home e la splendida I’ll Sleep When I’m Dead, poi Love’s the Only Rule e Have a Nice Day, per poi chiudere quello che è il concerto di prassi con una splendida esecuzione di Keep the Faith.
Dopo di che la band, visibilmente commossa da tanto affetto, esce dal palco. E’ allora che sicuramente succede la magia, con Jon che prende carta e penna e dice agli altri fin dove vuole arrivare con gli Encore, i bis. E’ un suicidio, Sambora che è uscito da giorni da una clinica di riabilitazione per alcolisti quasi sviene e riabbraccia il bicchiere, anzi il fiasco, per sorreggersi. Sono già passate 2 ore dall’inizio dello show, sono le 11. Non si può arrivare a tanto. Guarda Jone lo vede serissimo e allora è costretto. Butta giù l’ultimo litro e torna anche lui sul palco.
Boato e poi silenzio per un’esecuzione di Dry County da brividi lungo la schiena, fino alla punta del coccige. Forse a fine serata eleggerei questa traccia come la meglio eseguita in assoluto. E poi Wanted Dead or Alive, coreografie al cielo, Jon commosso, magia… e In These Arms (con un altro splash globale delle fans), e ancora Just Older e These Days (altra super esecuzione) e Livin’ on a Prayer a chiudere il tutto, o almeno così si credeva.
Ma 23 brani, già record dell’intero tour europeo, non potevano bastare e per Udine e per Bon Jovi stasera, diventato italiano di animo almeno per una notte. E allora c’è spazio ancora, seppur le corde vocali siano ormai stremate e Sambora e soci stiano in piedi per inerzia, per Lie to Me, Always (non vi dico l’urlo di donzelle che si è alzato all’avvio del brano, non vi dico il tasso di umidità nell’aria dopo che Jon ha finto di iniziare a piangere mentre cantava il pezzo, con gli occhi rossi e lucidi da grande attore) e infine, stavolta per davvero, I Love This Town. E sta volta le luci vanno davvero giù, con Jon Bon Jovi che prima di uscire si volta e ringrazia apertamente la nostra Nazione. Sul serio e di cuore.
Dopo di che è silenzio. Nessuno più fiata, il cuore è a mille. Ci vogliono svariati minuti per ricominciare a parlare, per ricordarsi come produrre una frase e non un ”wow” o un ”super” isolato. E’ come essere morti e poi rinati, si è tutti più giovani. Chi era ubriaco ora è sobrio, ed è un miracolo. Chi era dubbioso ora crede, e questo è un altro miracolo. Chi pensava fosse caro, ora regalerebbe soldi pur di ricominciare tutto da capo. Miracolo. Chi era calvo ora ha una chioma anni’80 (almeno immaginaria), miracolo. E ce ne sarebbero mille altri da elencare, sono quasi certo che qualcuno (un po’ troppo più debole di altri) sia pure diventato donna dopo lo show. Magari non miracolo, ma pazzesco.
26 brani eseguiti. 2 ore e 45 di concerto. Prestazione dei Bon Jovi eccelsa. Della band super, con un Sambora in formissima e gli altri subito dietro in quanto qualità. Pubblico redento. Stadio Friuli ancora in piedi, grazie a un organizzazione da altra nazione (Milano prenda nota, grazie..). Suoni PERFETTI (mai sentita roba così in Italia). Panorama mozzafiato, con il palco dei Bon Jovi che è una cosa mostrosamente enorme e raggiante. Avrà 3 o 4 palchi che fanno il giro del mondo assieme a loro durante i tour, visto che per montarne uno ci vogliono 6 giorni! Insomma, nulla è andato storto, tutto è andato oltre le aspettative. Lacrime, gioia, giubilo. Si è battuta pure la pioggia (caduta per mezz’ora durante il concerto, asciugata e poi esplosa infine dopo la sua conclusione). Non ho mai goduto così tanto in Italia. Lo dico col cuore,
arrivederci Udine.
Report di Jacopo Matteucci del concerto dei Bon Jovi del 17/07/11
Già ascoltare dalle casse del proprio stereo, auto o pc le nostre canzoni preferite, è una cosa che ci può dare molte emozioni, ma niente in confronto a quelle scaturite quando possiamo ascoltarle in uno show dal vivo delle nostre band o artisti più amati. Il pathos che si crea nel cantare tutti assieme quelle canzoni che hanno segnato particolari momenti della nostra vita, brevi o lunghi che siano; la speranza di poter incrociare lo sguardo di uno dei propri miti mentre suonano e si muovono da un estremo all’altro del palco; l’adrenalina che si crea nell’urlare all’unisono i cori di un brano fino a perdere completamente la voce; l’euforia nel sentire song che eri convinto non facessero; l’ascoltare quei pezzi che ti fanno scendere le lacrime dal viso e che ti mozzano il fiato; tutte cose che messe assieme ti trasportano in un sogno dal quale non vorresti più svegliarti, un arcobaleno di emozioni vere, forti, quasi irreali.
Questo cari lettori è quello che ho vissuto e provato domenica durante il concerto dei Bon Jovi ad Udine, la mia band preferita di sempre. In circa quarantamila hanno risposto alla chiamata Bonjoviana, una chiamata che non si riceveva da ben dieci anni se consideriamo solo i tour ufficiali di questa band. Sono circa le 16.30 quando i cancelli si aprono e le persone iniziano a riversarsi all’interno dello Stadio Friuli, reduci da un grande caldo che batteva sulle teste di alcuni già dalla mattina del giorno prima, spezzato da qualche folata di vento mai più gradita! Alle 20.00 fanno il loro ingresso i Flemt, band marchigiana vincitrice del “Bon Jovi Contest” ai quali spetta l’onore di aprire per questi mostri sacri del rock e di scaldare (ancor di più) gli animi del pubblico presente. La band, visivamente emozionata, si esibisce in uno show purtroppo poco brillante, per colpa principalmente dei suoni mal regolati, ma strumentalmente si capisce che i ragazzi ci sanno fare. Tuttavia il pubblico risponde bene e dopo meno di mezz’ora il gruppo si congeda e lascia spazio ai preparativi per accogliere i Bon Jovi. Piano piano c’è sempre meno personale sul palco; stanca e affaticata la gente nelle prime file dei prati si butta a peso morto sulle transenne ma chiama comunque a gran voce la band del New Jersey e così anche le tribune. L’attesa è snervante ma ormai ci siamo, sono le 21.00 e gli schermi dove sin dall’inizio proiettavano il dorato logo bonjoviano si spengono e parte l’intro seguito da un boato. L’adrenalina inizia a salire e i cuori battono all’impazzata, le ragazze iniziano a lacrimare, c’è chi sta in silenzio, magari ancora incredulo che da li a pochi secondi vedrà i suoi miti a pochi metri di distanza. Ecco che arriva il drummer Tico Torres, seguito dal bassista Hugh McDonald, dal biondo e riccioluto tastierista David Bryan, dal secondo chitarrista Bobby Bandiera e dal mito Richie Sambora, che alza il pugno e lo stadio va in visibilio. 4 di sticks e Sambora inietta una scarica elettrica nelle vene di tutti con il mastodontico riff della monumentale “Raise Your Hands” fra i più grandi capolavori dell’hard melodico. Dalle scale ecco salire lui: Jon Bon Jovi, il grande leader carismatico della band accolto da un fragore ancor più potente. Ci sono tutti e lo spettacolo è iniziato, la stanchezza è solo un pensiero lontano, gli occhi sono fissi su quel palco e tutti noi sappiamo che nulla ci potrà mai far distogliere lo sguardo. Si prosegue con la forza anthemica dell’hit immortale “You Give Love A Bad Name”, cantata a squarciagola dalla folla, seguita dallo stupore nel sentire la strepitosa “Blood On Blood”. Con “Weren’t Born To Follow” i fan italiani sfoderano la loro sorpresa per i Bon Jovi, la gradinata si trasforma nella scritta “JOVI” mentre la tribuna si muta in una gigantesca bandiera americana. Dal prato si innalzano e iniziano a sventolare bandierine italiane e l’ultima fila del settore diamond compone la scritta. “This is Italy, Welcome Back!”. Ovviamente la band non si aspettava una cosa del genere e rimane colpita al massimo, tanto che Jon smette di cantare per un attimo e pronuncia un “Unbelievable!”. Se prima sembrava che fossero partiti un po’ con il freno a mano tirato, dopo questo regalo i Jovi esplodono in tutta la loro magnificenza.
E’ il turno di “The Radio Saved My Life Tonight” e poi “It’s My Life” dove con quest’ultima si ripiomba in un atmosfera di cori e di esaltazione alle stelle. Si va avanti con “Captain Crash & the Beauty Queen From Mars” accompagnata dal sopraggiungere della pioggia. Al termine della canzone Jon decide di confortarci tutti prima di partire con “We Got It Goin’ On”: “It’s raining, the angels are crying in heaven! But don’t worry, we are here to play all night long!”. Arriva il momento del fantastico medley “Bad Medicine/Pretty Woman/Shout” dove lo scatenato frontman ci delizia con una prova doc, assieme con Bobby Bandiera sui toni di “Pretty Woman” e intrattenendo al meglio il popolo italiano sui cori di “Shout” . E’ tutto meraviglioso e la serata non può che migliorare! Le luci calano e Jon si sposta sulla passerella che delimita il gold circle dal diamond e intona la cover “Spanish Harlem” per poi dare spazio alle meravigliose note di piano suonate da David Bryan per introdurre quello che sarà uno dei momenti più magici di tutta la serata, il momento di “Bed Of Roses”. Jon chiude gli occhi e mastro Sambora, che mai è stato così in forma dopo l’uscita dal rehab, fa cantare la sua chitarra, creando un’atmosfera emozionante come poche e ricca di enorme pathos che a stento si riesce a trattenere le lacrime. Esecuzione perfetta. Come se non bastasse ecco che Richie raggiunge il boss e assieme continuano a darci i brividi con una stupenda “I’ll Be There For You”. Dopo “Who Says You Can’t Go Home” e i ritmi ballabili di “I’ll Sleep When I’m Dead” arrivano “Love’s The Only Rule” e una stupenda “Have A Nice Day”.
Con “Keep The Faith” la band tocca vette ancora più alte, raramente sono stati così in forma durante questa leg europea! Jon Bon Jovi in primis che canta benissimo anche le note più alte, dove spesso invece si notava qualche affaticamento. I Jovi escono dal palco ma si sa che non può essere tutto finito, infatti dopo qualche minuto rientrano e intonano il capolavoro “Dry County” dove Sambora sfodera il suo estro chitarristico in una prova da lode! Segue “Wanted Dead Or Alive” e di nuovo viene mostrata la coreografia. Jon chiede di far luce sulle tribune per gustarsi lo spettacolo ancora meglio, ed è forse in questo preciso momento che capisce che l’Italia non può meritarsi una scaletta “standard” e decide di portare avanti lo show molto più del previsto. E così si riprende con “In These Arms” dove una parte di strofa viene cantata, con sorpresa, da David Bryan autore fino ad adesso di una prova tastieristica esemplare e grintosa. La band è visibilmente emozionata da tutto il calore di noi italiani e prendono l’occasione per ringraziare Max , il capo del Bon Jovi Club Italia, per tutto il lavoro fatto con “Just Older” e magia assoluta con l’arrivo di “These Days”. Le luci si spengono e un faro illumina il frontman, si capisce che è arrivato il momento della storica “Livin’ On A Prayer” e lo stadio da il meglio di se durante quei cori ormai diventati leggenda, il tutto scandito come sempre alla grande dall’incidere accurato e muscolare del drummer Tico Torres, grandioso come sempre. E’ la fine? no, non lo è! I Bon Jovi sembrano destinati a rimanere per tutta la notte qui ad Udine, tanto che c’è gente che esclama “Non vi lasceremo mai andare a casa!!!” Con sorpresa di tutti Jon imbraccia la sua chitarra acustica e ci canta un pezzo di “Lie To Me” per poi far urlare e piangere tutte le donne con l’esecuzione di “Always”. Siamo a quota 26 pezzi con “I Love This Town” e questa volta, è davvero la fine! Questa notte i Bon Jovi hanno regalato ai noi fan italiani delle emozioni che rimarranno per sempre impresse nei nostri cuori ma anche noi italiani abbiamo regalato a loro un vero e proprio show indimenticabile. La scaletta eseguita ha passato tutte le ere e le maggiori hit della band, magari ai fan accaniti del periodo 80’s (come me) sarebbe piaciuto sentire qualche chicca in più da quegli anni, ma vabbè, visto lo spettacolo eccezionale, possiamo tranquillamente passarci sopra. Ad Udine è stata magia e posso dire convintissimo di aver assistito al miglior concerto della mia vita fino ad ora. Spero vivamente di rivederli presto a fare scintille nei palchi italiani! “A Night to Remember”
Dalla Barley Arts
Ricorsi storici: 17 e 18 Maggio 2010: i KISS e gli AC/DC infiammano l’Italia con due concerti memorabili. 17 e 18 Luglio 2011 la storia si ripete. Cambiano i protagonisti ma il risultato è lo stesso, due giorni di rock ad altissimo livello, travolgenti e indimenticabili. I BON JOVI a Udine Domenica 17 e i DEEP PURPLE con orchestra a Verona il 18: due date che entrano di diritto nella storia dei concerti in Italia. Allo Stadio Friuli di Udine, davanti a 40.000 fans in delirio, i Bon Jovi hanno tenuto quello che loro stessi hanno definito sulla propria pagina facebook come “uno tra i migliori concerti della loro carriera”. Sin dall’inizio si è sviluppato tra artista e pubblico un feeling unico, quella magia che solo i grandi musicisti sanno creare e che neppure la pioggia ha saputo spegnere. Anzi, l’acquazzone che per mezz’ora è caduto su Udine ha galvanizzato lo stesso Jon che ha cantato per tutto il tempo sulla passerella incurante della pioggia, regalando immagini epiche e di folle entusiasmo. Richie Sambora celebra un ritorno su palco in splendida forma, duettando con Jon in maniera impeccabile. La voce di Bon Jovi è in stato di grazia: due ore e cinquanta minuti di performance incredibilmente precisa e allo stesso tempo coinvolgente, così come travolgenti sono stati i brani improvvisati a metà concerto, tra cui “Pretty Woman”, duettata con Bobby Bandiera in persona (chitarra ritmica in questo tour) e “Spanish Harlem”. Quando la band vede la splendida coreografia, pensata dal fan club italiano dei Bon Jovi, l’emozione non si può nascondere e su “Dead or Alive”, Jon chiede di accendere le luci dello stadio per ammirare l’enorme bandiera americana che compare alla sua sinistra e la scritta JOVI alla sua destra. La band si diverte e non vuole scendere, saranno ben nove i bis che la formazione del New Jersey decide di regalare ai suoi fans.